Domicella (Avellino), 24 maggio 2025 – Il corpo di un cane è stato rinvenuto senza vita all’interno di una busta abbandonata sull’asfalto in via Marini Boschetto. Il ritrovamento, avvenuto nel primo pomeriggio, ha scosso la comunità locale. L’animale, un esemplare dotato di collare rosso e microchip, giaceva abbandonato come un rifiuto.
Dopo la segnalazione di un cittadino, sono intervenuti gli operatori comunali e il personale dell’ASL veterinaria di Avellino, che hanno preso in carico il recupero del corpo tra le ore 15:00 e 15:30.

Microchip inutilizzabile: il cane era intestato a un defunto
Secondo quanto emerso dalle prime verifiche, il cane risultava regolarmente identificato tramite microchip, ma il dispositivo era intestato a una persona deceduta. Un dettaglio che, di fatto, rende inapplicabile la tracciabilità e ostacola l’identificazione di un responsabile.
Questo elemento evidenzia un grave limite del sistema di identificazione e protezione degli animali in Italia, dove leggi poco applicate e controlli insufficienti rendono vane anche le tecnologie pensate per prevenire l’abbandono.
Scatta la denuncia: si chiede giustizia e tracciabilità
Una denuncia formale è stata presentata alle autorità competenti, con l’obiettivo di aprire un’indagine e accertare eventuali responsabilità. L’episodio ha sollevato forti critiche sullo stato della tutela legale degli animali, sia da parte dei cittadini che di attivisti per i diritti animali.
Nonostante il Codice Penale preveda sanzioni per maltrattamento e abbandono di animali, nella maggior parte dei casi, come questo, i colpevoli restano ignoti e impuniti. Si torna così a parlare della necessità di assicurazioni per animali, registri aggiornati, e pene più severe.
Un sistema da riformare: quando la legge non basta
Questo fatto non è un caso isolato: centinaia di animali ogni anno vengono abbandonati, maltrattati o lasciati morire nell’indifferenza. In molti casi, come dimostrato anche da inchieste precedenti, i responsabili riescono a sfuggire a qualsiasi sanzione, complice un sistema poco efficace nella prevenzione e repressione.
Anche quando esistono strumenti come il microchip o la registrazione sanitaria, la mancanza di controlli e aggiornamenti dei dati rende questi strumenti inefficaci. La domanda che molti cittadini si pongono è: perché non si attua un sistema realmente funzionante?
Protezione animale e coscienza collettiva
L’indignazione online è altissima: commenti, denunce morali, richieste di pene severe e nuove leggi stanno accompagnando la notizia. Questo episodio, così crudo e diretto, dimostra che la sensibilità verso gli animali domestici è cresciuta. Ma la realtà dei fatti racconta che siamo ancora lontani da un vero riconoscimento giuridico dei loro diritti.
La protezione animale non può essere affidata solo alla buona volontà dei singoli. Servono strumenti certi, sistemi di controllo efficienti, pene proporzionate e, soprattutto, una riforma culturale e legislativa profonda.
*immagine da Avellinotoday