Milano – Una tragedia che lascia sgomenti. Hazem Ahmed, 13 anni, è morto il 30 maggio 2025 all’ospedale Fatebenefratelli dopo due settimane di agonia. Il ragazzo era stato accoltellato il 16 maggio in viale Vittorio Veneto, nella zona di Porta Venezia, durante una lite legata a una compravendita di droga.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Hazem si trovava in compagnia di due amici più grandi, Ossama A., 19 anni, e Mohamed Z., 21. Insieme a loro, il tredicenne aveva raggiunto un noto punto di spaccio per acquistare 20 grammi di hashish da Randi Despaigne Martinez, un cittadino cubano di 27 anni. Con loro c’era anche Fiamma, il rottweiler di Hazem, che non lo abbandonava mai.
La lite, il morso del cane e l’aggressione mortale
Durante la consegna della droga, è scoppiata una discussione legata alla presunta scarsa qualità dello stupefacente. In pochi attimi, la tensione è esplosa: il cane avrebbe morso lo spacciatore, il quale ha reagito con ferocia. Ha estratto un coltello e ha colpito sia il cane che Hazem, trafiggendolo all’altezza dell’addome e del torace.
Hazem è stato immediatamente soccorso e trasportato d’urgenza al Fatebenefratelli. Nonostante le cure e un delicato intervento chirurgico, le sue condizioni si sono aggravate giorno dopo giorno fino al tragico epilogo, avvenuto il 30 maggio.
L’arresto dell’aggressore e l’accusa di omicidio volontario
Martinez è stato arrestato poche ore dopo grazie alle telecamere di sorveglianza e all’intervento della squadra mobile della Questura. Si era nascosto a Pozzuolo Martesana, ma è stato individuato e fermato. Ora è accusato di omicidio volontario.
I due giovani che accompagnavano Hazem sono stati ascoltati come persone informate sui fatti, ma al momento non risultano indagati. Tuttavia, è forte il dibattito sulla loro responsabilità morale: portare un ragazzino di 13 anni in un contesto simile ha inevitabilmente esposto Hazem a un pericolo mortale.

Il profilo di Hazem: una vita piena di sogni spezzata
Hazem era il terzo di sette fratelli, viveva con la sua famiglia nel quartiere Ponte Lambro. Amava gli animali, praticava sport, aveva una passione per la natura e sognava di diventare zoologo. La famiglia è distrutta dal dolore, e la madre ha lanciato un appello durissimo: “Non avrebbe mai dovuto essere lì. Era solo un bambino. Vogliamo giustizia”.
Anche il destino del cane Fiamma, sopravvissuto alle coltellate, è oggetto di attenzione. In molti sperano che possa restare con la famiglia, come simbolo vivente del legame tra Hazem e la vita.
Una tragedia che interroga la città: come è possibile che un 13enne finisca accoltellato per una lite di droga?
Il caso Hazem ha riaperto il dibattito sulla sicurezza urbana, la presenza di minori nei contesti criminali, e l’incapacità delle istituzioni di intercettare i segnali di disagio prima che accadano tragedie.
L’aggressione si è consumata in pieno centro a Milano, in una zona frequentata da famiglie e lavoratori. La facilità con cui la violenza ha potuto esplodere, e la presenza di un minorenne nel cuore di una transazione illegale, solleva interrogativi profondi sulle responsabilità sociali e individuali.
la morte di Hazem non deve passare sotto silenzio
Un ragazzo di soli 13 anni ha perso la vita per colpa di una catena di irresponsabilità e degrado. Il suo nome non può essere dimenticato. La città di Milano, la comunità scolastica, le istituzioni e ogni cittadino dovrebbero riflettere su come sia stato possibile tutto questo, e agire perché non accada mai più.