Lunigiana, provincia di Massa Carrara – 19 giugno 2025. Un nuovo episodio di inaudita violenza contro gli animali scuote l’Italia. Due giovani sono stati ripresi mentre, ridendo, investono volontariamente con un’auto dei cuccioli di cinghiale. Le immagini, finite in rete, mostrano uno dei due scendere dal veicolo, afferrare un piccolo per la coda e sbatterlo ripetutamente sull’asfalto fino a ucciderlo.
Il video, agghiacciante, è stato inviato in forma anonima alla sede locale della Lega Nazionale per la Difesa del Cane – Animal Protection, che ha immediatamente sporto denuncia alla Procura della Repubblica di Massa Carrara, allegando volti, modello del veicolo, contesto geografico e ogni indizio utile all’identificazione dei responsabili.
Un gesto volontario, non un incidente
Non si è trattato di un incidente né di una bravata. La dinamica è chiara e documentata: la macchina sterza verso gli animali con l’intento preciso di colpirli. Una volta fermatisi, i giovani ridono, commentano, filmano, e compiono atti di inaudita crudeltà.
“Chi si diverte infliggendo dolore a un essere vivente rappresenta un pericolo per la collettività, non solo per gli animali”, ha dichiarato Michele Pezone, responsabile dell’ufficio legale LNDC.
Rilevanza penale: quali reati sono contestabili
L’atto rientra in almeno due fattispecie di reato previste dal codice penale italiano:
Articolo 544-bis – Uccisione di animali: punibile con la reclusione da quattro mesi a due anni (ora estendibile fino a 4 anni con le modifiche della Legge Brambilla).
Articolo 544-ter – Maltrattamento di animali: punibile con la reclusione da tre mesi a un anno o con multa da 3.000 a 15.000 euro, aggravabile se dall’azione deriva la morte dell’animale.
Con l’approvazione della Legge Brambilla (AS 1308), entrata in vigore poche settimane fa, le pene sono ora più severe, le aggravanti più estese, e la giurisprudenza inizia a orientarsi verso una maggiore effettività della sanzione.
Il ruolo del video: prova chiave per l’indagine
Il filmato, benché scioccante, rappresenta una prova inconfutabile. Non solo mostra il reato, ma lo colloca in uno spazio e in un tempo precisi, rendendo possibile il riconoscimento e l’incriminazione dei colpevoli.
LNDC si è detta pronta a costituirsi parte civile per chiedere il massimo della pena e un messaggio chiaro alla collettività: non esistono zone grigie quando si parla di crudeltà verso animali.
L’indignazione pubblica e il ruolo dei social
Le reazioni sui social sono state immediate: indignazione, rabbia, richieste di giustizia. Questo dimostra che la sensibilità verso il benessere animale è cresciuta, così come la consapevolezza che l’impunità non può più essere tollerata.
Il video ha attivato centinaia di commenti e condivisioni, diventando virale e facendo pressione sull’opinione pubblica e sugli organi di giustizia.
Perché questa storia è importante
Questa vicenda non è “un caso isolato”, ma un esempio emblematico di quanto ancora ci sia da fare sul piano culturale, educativo e legale per prevenire la violenza verso gli animali. Perché chi è capace di compiere simili atti, potrebbe esserlo anche contro persone: lo conferma una vasta letteratura scientifica sulla connessione tra abusi su animali e devianza sociale.
Cosa possiamo fare
Firmare petizioni e sostenere le associazioni che si costituiscono parte civile.
Segnalare sempre episodi sospetti alle autorità o a enti riconosciuti.
Promuovere una cultura del rispetto, partendo dalle scuole e dai media.
Esigere l’applicazione delle leggi, ora finalmente più dure, con costanza e fermezza.
Conclusione
Il sangue innocente versato su quell’asfalto non può restare solo un’immagine virale. Deve diventare un punto di svolta, un simbolo dell’Italia che non accetta più il sadismo come “bravata”.